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Il fiorellino azzurro

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fiorellino-azzurro.jpg«C’era una SS che per i suoi delitti orrendi
un giorno, sul far dell’alba, veniva portata al patibolo. Gli restavano
ancora una cinquantina di passi fino al punto dell’esecuzione, che aveva
luogo nello stesso cortile del carcere. In questa traversata l’occhio, per
caso, gli si posò sul muro sbrecciato del cortile, dove era sbocciato uno
di quei fiori seminati dal vento, che nascono dove capita e si nutrono -
sembrerebbe – d’aria e di calcinaccio. Era un fiorelluccio misero, composto
da quattro petali violacei e da un paio di pallide foglioline, ma in quella
prima luce nascente la SS ci vide, col suo splendore, tutta la bellezza e
la felicità dell’universo e pensò: “Se potessi tornare indietro e fermare
il tempo sarei pronto a passare l’intera mia vita nell’adorazione di quel
fiorelluccio”. Allora, come sdoppiandosi, sentì dentro di sé la sua propria
voce, ma gioiosa, limpida, eppure lontana, venuta da chissà dove, che gli
gridava: “In verità ti dico: per questo ultimo pensiero che hai fatto sul
punto della morte, tu sarai salvo dall’inferno”. Tutto ciò a raccontartelo
mi ha preso un certo intervallo di tempo, ma là ebbe la durata di mezzo
secondo. Fra la SS che passava in mezzo alle guardie e il fiore che si
affacciava al muro c’era tuttora più o meno la stessa distanza iniziale,
appena un passo. “No! – gridò fra sé e sé la SS, voltandosi indietro con
furia – Non ci ricasco, no, in certi trucchi!”, e siccome aveva le due mani
impedite, staccò quel fiorellino coi denti, poi lo buttò in terra, lo pestò
sotto i piedi e ci sputò sopra».
Elsa Morante

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